Riaprire i Navigli!
Associazione Riaprire i Navigli (a cura di)
Biblion edizioni, Milano 2015
pp. 160
Il volume curato dall’associazione Riaprire i Navigli, edito da Biblion Edizioni, delinea le ragioni fondamentali e l’importanza strategica del progetto di riapertura dei navigli che a Milano furono chiusi a partire dal 1929 e poi definitivamente interrati intorno agli anni Sessanta.
Come dice nella presentazione Roberto Biscardini, presidente dell’associazione Riaprire i Navigli, non ci troviamo di fronte a uno dei tanti libri storici e iconografici sui navigli, ma piuttosto a un grande racconto su i motivi e sulle modalità per la riapertura dei navigli nell’interesse di tutti i cittadini e della crescita qualitativa della città.
Così come il progetto di riapertura dei navigli non ha come obiettivo la riscoperta di una città del passato che certamente non può ritornare e neppure la realizzazione di un canale qualsiasi nella città attuale, ma la realizzazione di una grande opera per una città nuova.
«Una sfida culturale e amministrativa che nasce in un momento in cui Milano ha bisogno di nuovi progetti sostenuti da un’imprenditoria giovane», scrive Biscardini. Aggiungendo: «Non un’opera pubblica, ma un progetto che ne avvia molti altri e che può mettere in moto diversificate opportunità finanziabili da privati e con forme di azionariato popolare».
L’idea iniziale dell’associazione Riaprire i Navigli ha riscosso grande consenso popolare, divenendo una precisa richiesta dei milanesi, come sottolineato dal punto esclamativo del titolo, fino ad arricchirsi negli ultimi anni con contributi di carattere tecnico e scientifico, valutazioni comparate e diventare un progetto multidisciplinare che l’associazione ha voluto raccogliere in un volume nel quale gli autori si soffermano sulle ragioni del recupero dei navigli partendo dall’identità di Milano come città d’acqua, indicando le opportunità che nasceranno dai navigli messi a sistema, in termini economici e sociali, ma anche e le ricadute in termini di qualità urbana e di riorganizzazione del traffico.
La tesi all’origine del progetto è che senza la ricostruzione del sistema unitario dei navigli, che si realizza dando continuità funzionale all’intera rete proprio attraverso la riapertura degli otto chilometri mancanti in Milano, non ci può essere riqualificazione vera dall’Adda al Ticino.
Secondo gli autori il progetto rappresenta una straordinaria occasione per riqualificare la città garantendo una nuova attrattività internazionale e lo sviluppo dell’economia, del tempo libero e della cultura, oltre a permettere di sviluppare la vocazione turistica di Milano.
Nel libro vengono definiti precisamente fasi e costi del percorso finalizzato alla riattivazione degli otto chilometri di vie d’acqua da Cassina de’ Pomm alla Darsena, passando il naviglio Martesana e la cerchia dei navigli, evidenziando l’opportunità per Regione e Comune di Milano di lavorare insieme su un Accordo di programma.
Secondo l’associazione questo progetto non ha solo una valenza storico-culturale, ma dimostra soprattutto come sia possibile valorizzare e recuperare l’elemento acqua come occasione di riqualificazione e rigenerazione di tutta la città di Milano. In questo senso, riaprire i navigli diviene un’occasione di crescita e di valorizzazione anche turistica della città, in un’ottica sempre più europea, non per ricostruire un’opera di un passato che non c’è più, ma per realizzare un grande progetto giovane per la Milano del futuro, destinato a produrre nuove attività, recuperare spazi all’uso pubblico, produrre lavoro e iniziative economiche intorno.
Un progetto che parte da lontano attraverso il recupero di questo simbolo di Milano come grande esempio di architettura idraulica ideato da Leonardo nascosto da molti decenni, ma che guarda al futuro grazie all’impegno della politica e delle istituzioni, con il contributo fondamentale di tutti i milanesi, per riappropriarsi della propria storia e restituire alla città un ruolo da protagonista.
L’intervento permetterà di riattivare l’intero sistema dei navigli, una rete di 150 km in grado di mettere in collegamento il lago di Como e il lago Maggiore con il Po e l’Adriatico, riattivando un sistema idraulico di grande importanza per l’agricoltura lombarda e per i collegamenti, dato che il progetto presuppone la navigabilità da Locarno a Venezia.
Inoltre, i salti d’acqua delle numerose conche potrebbero essere sfruttati per produrre energia idroelettrica, contribuendo in tal modo a coprire una parte dei costi di manutenzione, mentre un’altra possibilità potrebbe essere l’installazione di pompe di calore per riscaldare/raffreddare le abitazioni circostanti.
In tema di crescita della città, il libro mette in luce la rinnovata attrattività turistica, in particolare in chiave di navigabilità, con i navigli che possono ricoprire un ruolo paragonabile a quello del canal Saint Martin a Parigi.
Per quanto riguarda la tempistica, si prevede il completamento dei lavori in un anno e mezzo, massimo due, senza che ci siano particolari interferenze coi lavori per la costruzione della M4, se non per le intersezioni con le scale di uscita e con i mezzanini.
L’attuale cerchia dei navigli sarebbe a traffico limitato, riservata ai residenti e al passaggio dei mezzi pubblici di superficie per i quali rimarrebbe lo spazio per costruire una corsia, ma sul lato opposto rispetto all’attuale, mentre in via Melchiorre Gioia ci sarebbe spazio sufficiente per due corsie stradali ai lati del canale.
In contrasto con quelli che ritengono tutti coloro che credono nel progetto di riapertura dei navigli solamente degli “scoperchiatori facili”, l’associazione Riaprire i Navigli ha ben chiaro che il progetto nelle sue linee strategiche non è un’opera nostalgica alla riscoperta di una Milano del passato, ma un grande progetto che guarda al futuro, che recupera il valore dell’acqua come elemento di rigenerazione urbana, che introduce a Milano un processo di moltiplicazione di fattori economici e ambientali nuovi, per un nuovo paesaggio urbano.
Dal punto di vista ingegneristico l’opera non viene considerata né di grande dimensione, né di particolare complessità. I costi stimati si aggirano sui 170-190 milioni di euro, comprensivi del canale, della ribacinizzazione del Seveso nel tratto di via M. Gioia e di tutte le opere di contorno, quali attraversamenti stradali e altro.
I pochi fondi pubblici messi in conto verrebbero dall’UE e dal CIPE, in quanto opera di interesse nazionale, mentre il grosso dei finanziamenti sarebbe in carico ai privati, attraverso un project financing, i cui investimenti verrebbero premiati dai vantaggi economici che produrrebbe l’opera completata, considerata un fattore di moltiplicazione di nuove attività. Viene anche presa in considerazione la possibilità di una grande sottoscrizione popolare che, alla luce dell’esito plebiscitario del referendum del 2011 sulla riattivazione idraulica dei navigli, potrebbe riscuotere un notevole successo.
Oltre alle evidenti problematiche dal punto di vista logistico legate al dover operare nel centro di Milano, sono proprio gli aspetti economici a lasciare maggiormente perplessi, forse un po’ sottovalutati per quanto riguarda i costi e sopravalutati per quanto concerne le possibilità di reperire finanziamenti privati.
Un capitolo del libro è dedicato alle immagini dei più spettacolari paesaggi artificiali delle acque della Lombardia attraverso le fotografie di Stefano Topuntoli.
Autore
L’Associazione Riaprire i Navigli ha lo scopo di promuovere la riapertura e la ricostruzione dei navigli in Milano, coinvolgendo dal punto di vista tecnico e culturale tutti coloro che si riconoscono in questi obiettivi. A tal fine l’Associazione promuove la partecipazione dei cittadini, delle associazioni, delle forze politiche, del mondo accademico e delle amministrazioni locali e nazionali per favorire ogni iniziativa utile all’attuazione dello scopo sociale.