I confini aperti della Città Metropolitana di Milano

 I confini aperti della Città Metropolitana di Milano

di Dario Corvi e Piero Nobile

Prima della Città metropolitana

A Milano l’istituzione della Città metropolitana, avvenuta il 1 gennaio 2015 come previsto dalla L 56/14, può essere considerata il coronamento di una storia del tutto particolare entro lo scenario nazionale. Una storia che risale alla fine degli anni ’50 con l’istituzione, in base al Decreto Ministeriale del 1959, del Piano Intercomunale Milanese (PIM). L’esigenza era quella di affrontare il tema del governo del territorio della città di Milano in forma non avulsa dal suo contesto territoriale, ma attraverso il coinvolgimento dei Comuni circostanti. Il Decreto indicava solo 35 Comuni, divenuti poi più di 90, grazie ad un autonoma e volontaria adesione, nella fase di maggiore maturazione dell’esperienza del PIM nel corso degli anni Sessanta.

La prima fase di vita del PIM è stata caratterizzata dalla elaborazione di diverse proposte di piano (1963 modello “turbina”; 1967 Progetto Generale di Piano, 1975 e 1982 proposte di Piano Territoriale Comprensoriale), che, senza tradursi in atti giuridicamente validi, ebbero il merito di permeare la cultura politica amministrativa dell’area milanese, in tema di urbanistica territoriale, infrastrutture, ambiente, e di rafforzare l’intercomunalità.

In seguito, con l’entrata in vigore della L 142/90 (prevedeva per la prima volta la Città Metropolitana), il ruolo pianificatorio svolto dal Centro Studi PIM, oggi operante quale struttura tecnica di servizio alle realtà amministrative locali e agli enti territoriali, venne “conferito” alle Province.

Per dare concreta attuazione al mandato di formazione delle Città metropolitane si sono dovute però attendere le condizioni create da una stagione di concomitante crisi economica e insorgente domanda di riforme istituzionali, spesso sospinta da un atteggiamento di forte ostilità verso l’azione della “mano pubblica”. Non va infatti scordato che la L 56/2014 è stata approvata, dopo diversi tentativi e aggiustamenti avviati dai Governi che dal 2011 hanno operato sotto la pressione di un’impellente esigenza di ridurre i costi della pubblica amministrazione anche correggendo l’assetto istituzionale.

Delimitazioni storiche dell’area metropolitana

Le vicende che riguardano la delimitazione dell’area metropolitana milanese risalgono quindi alla seconda metà degli anni ‘50 del secolo scorso. Una storia che scorre su un doppio binario: uno rappresentato dalle proposte indirizzate a dare forma a un’area territoriale con caratteristiche “omogene” per sviluppare l’azione di pianificazione del territorio e un altro, di natura istituzionale, che riguarda la delimitazione dell’ente provinciale, che ha ruolo e competenze che vanno al di là della sola pianificazione territoriale.

Fra gli esempi più significativi riguardanti la storia della delimitazione dell’area metropolitana troviamo le diverse proposte relative al perimetro del Piano Intercomunale Milanese, che si è via via “modellato” a seguito di adesioni volontarie di Comuni, e poi le progressive “riduzioni” dell’ambito territoriale della Provincia di Milano, a partire dalla separazione dei territori di Lodi e, successivamente, di Monza e Brianza (55 Comuni) fino alla delimitazione attuale, coincidente con la Città metropolitana di Milano (134 Comuni).

Il racconto sulla perimetrazione dell’area metropolitana è però molto più ampio di quello che ha portato alla delimitazione “istituzionale” della Città metropolitana. Gli studi e il confronto culturale/scientifico trovano testimonianza in una vasta letteratura. Guardando solo ai più recenti lavori di ricerca vanno segnalati: il contributo dell’OCSE con la Territorial Review (2006) sull’area metropolitana Milanese, curato per conto della Provincia di Milano e della Camera di Commercio di Milano, che considera un territorio della “regione metropolitana Milanese” esteso oltre i confini della Provincia, a comprendere più di 7 milioni di abitanti; il contributo del Politecnico di Milano (prof. Alessandro Balducci) all’interno del programma di ricerca di interesse nazionale (PRIN 2010-2011) sui territori post-metropolitani, riguardante l’atlante dei processi di trasformazione in corso nelle grandi aree urbane quale contributo alle sfide aperte dall’istituzione delle Città metropolitane.

Una regione urbana dai confini aperti

Oggi, il confine della Città metropolitana, stabilito dalla L 56/14, ha visto prevalere la delimitazione “istituzionale”, con l’assunzione del perimetro dell’ex Provincia di Milano, che presenta diverse criticità dal punto di vista delle relazioni territoriali-infrastrutturali-ambientali, e, più in generale, per quanto concerne la complessità delle relazioni che configurano l’area vasta della regione urbana milanese. Tuttavia queste sono le condizione date e da qui si deve partire e lavorare per l’affermazione del significato e del ruolo dell’area metropolitana. In altri termini si deve operare perché, a prescindere dai rigidi confini definiti per legge, si affermino efficaci processi di governo in grado di valorizzare la marcata interdipendenza e complementarietà territoriale che caratterizza la regione urbana milanese. La prospettiva è una governance multilivello e multiscalare, fondamentale per condurre politiche integrate e aperte al territorio, in relazione ai problemi e agli obiettivi che si intendono perseguire, con particolare riferimento ai temi ambientali e della difesa del suolo, insediativi ed infrastrutturali. Questo, anche per garantire lo sviluppo delle nuove pratiche sociali ed economiche che si manifestano nel cuore della metropoli e che possono costituire una più estesa occasione di rigenerazione urbana e territoriale.

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